Postalmarket / 1
Se hai trent'anni ti ricorderai del catalogo di vendite per corrispondenza Postalmarket. Guarda, ne sono sicuro al 100%. Allora tu come me eri un bambino e, anche se non ti interessava ragionare di sessualità, qualcosa dentro di te ti diceva che sotto quella specie di manuale di sartoria si nascondeva invece una della più intriganti pubblicazioni erotiche gay che ti fossero mai capitate tra le mani. Chissà come non avevi mai notato prima quel grosso volume in giro per la casa, da una pila di riviste all'altra, e invece un bel giorno ti sei ritrovato a sfogliarlo, vedendoci qualcosa di più di una stupida lista di prodotti pop, e di vestiti cheap. Arrivavi perfino a cercare tra pacchi di vecchie riviste se per caso non ci fossero altri numeri, magari vecchi o anche solo simili, come il catalogo Vestro, che però deludeva le tue smaliziate fantasie infantili. Insomma, non vedevi l'ora di mettere le mani sull'ultima edizione di Postalmarket, e solo quella, consegnata dal postino. E rompere il nylon, sfogliare velocemente le prime pagine, snobbare le modelle giovani (figuriamoci quelle mature!), rallentare sulla biancheria intima femminile e quindi fermarsi ai capi d'abbigliamento maschile. A quel punto ogni pagina andava guardata con attenzione: i modelli giovani e ancor meglio quelli maturi, e ti attendevi sfacciate trasparenze e scandalose aderenze ad ogni foglio girato. Non era sempre così purtroppo! Pendevi tutto intero da una piega ambigua che sbucava al centro di un paio di pantaloni chiari, o cercavi la migliore illuminazione possibile per scrutare le forme svelate dai costumi da bagno o dagli slip in cotone. Due uscite annuali: primavera/estate e autunno/inverno: l'edizione più intrigante era naturalmente quella estiva, dove ti pareva che le pagine degli uomini fossero più numerose e più nude che nell'edizione invernale. Si trattava insomma di un erotismo involontario, gratuito e di facile accesso, non percepito dalle mamme (che dite?) ma particolarmente allettante per i bambini come te, come me, vista la scarsità di rappresentazioni erotiche maschili in quegli anni. Certo anche i bambini etero, e sicuramente i loro papà, potevano essere sensibili per lo stesso motivo alle immagini di donne svestite, ma solo fino a un certo punto, vista già allora l'abbondanza di immagini di donne svestite in tutti i settori della comunicazione. Per i bambini come noi insomma quello era davvero l'unico modo di sentirsi rappresentati eroticamente, anche se naturalmente non bastava questo a farci prendere coscienza già così piccoli della nostre preferenze. Non so dire cosa provavo veramente, a vedere quelle immagini: solo avevo bisogno di andarle a vedere. Nient'altro. E cosa trovavo? Coppie di uomini sorridenti, belli e improbabili nel loro mondo sospeso, un po' virili un po' femminili, curati nella pettinatura e docili allo sguardo, due mori e due biondi nella giusta combinazione, qua e là un rosso lentigginoso. Un po' snob, un po' ricchi, un po' aristocratici. Posati sul parapetto di una barca a vela, abbassati sulla battigia in punta di piedi, a scrivere con un dito sulla sabbia, con le gambe piegate e aperte a rombo, i pantaloni che tiravano sul ginocchio, la cucitura della patta bene in vista, o ancora impeccabili con la mazza da golf sotto il cielo azzurro. Eppoi ritti in piedi nei loro pigiami, a leggere ciascuno, solo nella propria vignetta, un libro dalla copertina marrone, o in compagnia di altri due tenendo una tazzina in mano; e anche se il fotografo ha fatto di tutto per far scorrere il tessuto dei pantaloni liscio e dritto sul bacino, una piega rotonda rompe sempre le linee, lì al posto giusto. Sempre lì. E queste coppie di maschi, questi gruppi di soli uomini davano davvero tanto materiale buono alle nostre fantastie. Perfino oggi, per chi di noi non si è "evoluto" verso il solito erotismo "primitivo".
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